Una sezione dedicata all’approfondimento della coltivazione indoor, con le domande e risposte più frequenti
Clicca sulle FAQ per leggere
Che tipo di lampada e wattaggio sono più adatti per il mio spazio?
L’allestimento di una piccola serra è sempre soggettivo, ma ci sono delle regole fondamentali da seguire.
Ogni tipo di lampada ha delle caratteristiche che la rendono più o meno performante in determinati tipi di ambienti.
Come regola generale possiamo considerare che piccoli spazi (es: 60x60cm) hanno bisogno di wattaggi contenuti (es: 150W), col crescere dello spazio aumenta anche il wattaggio della lampada:
80x80cm = 250W 100x100cm = 400W 120x120cm = 600W
Altro fattore da prendere in considerazione è l’altezza, quando questa è molto bassa è preferibile utilizzare una lampada che produce poco calore come una CFL, rispetto ad una lampada che al contrario ne produce come l’hps/agro, per le quali è meglio seguire i seguenti parametri indicativi:
140cm o meno = 150W 160cm = 250W 180cm = 400W 200cm = 400 o 600W
Ulteriori parametri come temperatura e umidità possono guidare e leggermente modificare le scelte.
Che differenza c'è tra lampade a scarica, CFL e LED?
Le lampade a scarica racchiudono le HPS, le MH e le AGRO; la differenza tra queste è data dallo spettro di colore emesso: il primo più adatto per la fioritura, il secondo per la fase vegetativa e l’ultimo per entrambe. Hanno tutte bisogno di un ballast per poter funzionare e producono calore.
Anche le lampade CFL racchiudono tre differenti gradazioni di colore denominate BLOOM, GROW e AGRO e sono usate rispettivamente per la fase di fioritura, vegetativa ed entrambe le fasi. Al contrario delle lampade a scarica non necessitano di un alimentatore (ballast) per accendersi, avendolo all’interno.
Compact Fluo (CFL) e LED al contrario non scaldano e permettono di risparmiare, in minima parte, sul consumo elettrico. Le CFL sono meno potenti delle lampade a scarica, ma decisamente più potenti dei NEON; illuminano piccoli spazi e possono essere utilizzate per affiancare l’illuminazione principale.
I LED sono la novità tecnologica, caratterizzati da un ottima performance nelle serre di coltivazione, ma in quanto novità sono necessari alcuni accorgimenti per utilizzarli al meglio.
Che differenza c'è tra un alimentatore magnetico e uno elettronico?
Gli alimentatori sono comunemente detti anche ballast. Il termine "ballast" viene usato nel campo dell’illuminotecnica per indicare circuiti elettronici progettati per pilotare lampade a scarica di diverse potenze. Essi sono sostanzialmente dei convertitori AC/DC, progettati per intervalli di tensione d’alimentazione.
Gli alimentatori magnetici sono da sempre lo standard per i coltivatori, avendo prezzi decisamente più bassi.
Gli alimentatori elettronici possono funzionare con un regime di tensioni più esteso rispetto ai ballast elettromagnetici e, in alcuni casi, non è richiesta una tensione alternata in ingresso, rendendolo la versione più performante. Non produce nessun ronzio, non raggiunge le temperature elevate del magnetico, ha una vita maggiore e consente di sfruttare al massimo i lumen prodotti dalla lampada.
Quanti vasi posso mettere nel mio spazio?
E’ consigliabile l’uso di volumi tra i 9 e gli 11 litri, per un corretto sviluppo dell’apparato radicale. Le altre tipologie di vaso servono per diverse operazioni come germinazione, radicazione, rinvaso o, quelli molto grandi, per piante perenni. Anche il numero è soggettivo, dipende dall’abilità del coltivatore, dal tempo che si vuole dedicare ed in particolar modo dalla tecnica che si vuole utilizzare.
Normalmente si cerca di evitare zone d’ombra e che le piante si coprano l’una con l’altra.
Per questo motivo è preferibile dedicare tra gli 80 ed i 100W a vaso, così da regolarsi in base alla potenza della lampada utilizzata.
Il travaso è necessario?
Il travaso permette di controllare meglio la quantità di soluzione nutritiva distribuita durante l’irrigazione, con conseguente risparmio sul fertilizzante ed è utile per occupare in modo ideale lo spazio all’interno del vaso da parte delle radici.
Un altro aspetto utile del travaso è puramente organizzativo: fare le prime 2-3 settimane in vasi più piccoli permette un maggior controllo della zona di coltivazione utilizzando meno spazio e meno illuminazione.
Posso usare un terriccio universale o è meglio usarne uno specifico?
Per coltivare in vaso si utilizza un substrato, erroneamente chiamato terriccio, che deve rispondere a parametri fisici e chimici prestabiliti:
Struttura – tessitura – ritenzione idrica – porosità – pH – EC – sostanza organica – C/N (rapporto carbonio/azoto)
Generalmente questi requisiti sono ottenuti tramite l’utilizzo di diversi tipi di torbe, fibre, perlite, cortecce, ammendanti e a volte anche micorrize o tricoderma. Non sempre il comune terriccio universale tiene conto di tutti questi parametri. Nei nostri punti vendita è disponibile un’ampia scelta di substrati ottimali e indispensabili per la coltivazione in vaso, sterilizzati e con pH regolato.
Che differenza c'è tra la fibra di cocco e un mix di torbe?
La fibra di cocco è il sottoprodotto della lavorazione del guscio più esterno delle noci di cocco. Nella coltivazione permette di avere un maggior apporto di ossigeno all’interno del substrato permettendo alle radici un rapido sviluppo. Questo substrato richiede annaffiature più frequenti grazie al suo forte potere drenante e alla totale assenza di elementi nutritivi.
La torba è formata da residui di vegetazione palustre in ambiente anaerobico, in uno stato di parziale decomposizione. Nella coltivazione permette anch’essa una forte disponibilità d’ossigeno nel substrato per avere ottimi risultati a livello di sviluppo radicale.
Il mix di torbe a differenza del cocco è pre-concimato e permette irrigazioni meno frequenti.
Usare i fertilizzanti è necessario?
I fertilizzanti apportano gli elementi nutritivi fondamentali alle piante; in base alle caratteristiche chimiche del substrato, è quindi importante somministrare una fertilizzazione bilanciata per avere uno sviluppo costante dei vegetali e non andare incontro a carenze nutrizionali.
La pianta non assorbe tutti gli elementi nella stessa quantità: quelli assorbiti in quantità rilevanti vengono detti macroelementi e sono azoto, fosforo e potassio.
Altri elementi, pur essendo essenziali allo sviluppo della pianta, vengono assorbiti in quantità inferiore e vengono chiamati mesoelementi. Sono: zolfo, magnesio, ferro e calcio.
Gli elementi assorbiti in minore quantità, ma non per questo di minore importanza, sono i microelementi, ovvero rame, zinco, molibdeno, manganese, boro e cloro.
Un’altra categoria, che non si può definire fertilizzante, ma è altrettanto importante è quella degli stimolatori.
Essi apportano una vasta gamma di effetti positivi: dall’aumento della fertilità del suolo, alla maggiore resistenza delle piante agli stress, passando per il miglioramento nell’assorbimento e assimilazione dei nutrienti. Il tutto si traduce in una maggiore espansione dell’apparato radicale e in un consistente aumento dei fiori e frutti.
Che differenza c'è tra fertilizzanti minerali e organici?
Entrambi forniscono alle piante i macroelementi principali, ma vi sono due differenze.
La prima differenza riguarda la realizzazione del tipo di fertilizzante.
Il concime minerale è un prodotto artificiale di sintesi, il concime organico deriva dalla decomposizione di materiale biologico.
La seconda differenza sta nell’assorbimento.
I concimi organici si degradano lentamente con un processo che si chiama “mineralizzazione”, la quale nutre il terreno aumentandone la fertilità e i microrganismi in esso presenti. Sono questi che forniscono direttamente le piante dei sali minerali indispensabili per una corretta crescita. Questo processo rende il concime organico più lento da assimilare. I concimi minerali invece si disgregano subito (basta la presenza di umidità) e sono prontamente assimilabili e utilizzabili dalla pianta.
Dove posso trovare i dosaggi dei fertilizzanti e il periodo di utilizzo?
Ogni bottiglia ha riportati sul retro periodi e dosaggi di diluizione.
Per maggiori informazioni sono disponibili delle tabelle cartacee nei nostri punti vendita e delle tabelle in formato digitale sui nostri siti nella sezione SCHEMI FERTILIZZANTI o sui siti delle ditte produttrici.
Con che frequenza devo innaffiare?
Una corretta innaffiatura consiste nel reintegrare l’acqua utilizzata dalla pianta o evaporata dal vaso.
Errore comune è quello di effettuare annaffiature troppo frequenti che non permettono all’ossigeno di esplorare il substrato di crescita, limitando di conseguenza lo sviluppo radicale.
Prima di ogni innaffiatura tastare a fondo col dito il substrato per valutarne il contenuto di umidità e dare acqua solo se questo risulta essere "secco".
È necessario usare un estrattore per il trattamento dell'aria?
Il trattamento dell’aria si rende necessario quando si coltiva in ambienti chiusi come serre e growbox.
In questi casi, insieme all’illuminazione artificiale, è fondamentale creare un flusso d’aria attraverso l’utilizzo di appositi estrattori e intrattori: i primi andranno posizionati nella parte alta dello spazio di coltivazione, i secondi nella parte bassa.
Senza questi accorgimenti le piante non saranno in grado di effettuare il processo di fotosintesi in modo corretto, andando incontro a crescite stentate e scarse fioriture. Durante una coltivazione indoor può essere necessario l’utilizzo di un filtro ai carboni attivi per il trattamento degli odori, questo è utilizzabile solamente collegato ad un estrattore dell’aria, rendendone ancora più indispensabile l’utilizzo.
Mi serve un ventilatore all'interno dell'ambiente di coltivazione?
In aggiunta all’estrattore e all’intrattore, in una coltivazione indoor è molto importante l’utilizzo di un ventilatore all’interno della camera di coltivazione.
Il ventilatore, se correttamente posizionato, permetterà di rafforzare il fusto dei germogli e aumenterà la traspirazione da parte delle foglie con conseguente disponibilità ad aumentare sia l’apporto idrico che quello dei nutrimenti.
Importante è che il flusso d’aria generato dal ventilatore non sia troppo forte, in modo da non danneggiare le piante.
Coltivare in idroponica è più complicato, cosa occorre in più?
La coltivazione idroponica è una tecnica che permette di coltivare senza l’utilizzo di un substrato classico.
Nella maggior parte dei casi le radici cresceranno all’interno di un substrato inerte (argilla espansa, lana di roccia o mapito) con l’aiuto di gocciolatori.
Si distinguono 4 tipologie di impianti:
EBB&FLOOD (ALLAGAMENTO)
NFT (SCORRIMENTO)
DWC (IMMERSIONE)
VASO ATTIVO (CON GOCCIOLATORI).
Con questa tecnica di coltivazione è necessario controllare giornalmente i parametri della soluzione nutritiva, pH e EC, con gli appositi strumenti di misurazione. L’idroponica richiede quindi un maggior impegno e volontà da parte del grower, oltre che una strumentazione adatta.
Che temperatura devo mantenere durante la coltivazione?
La temperatura nella stanza di coltivazione non è un aspetto da sottovalutare.
Le piante crescono meglio in un intervallo di temperature tra i 20 e i 28 gradi; picchi più alti o più bassi possono essere tollerati dalle piante che però prediligono un clima mite.
Eventuali infrazioni di questa regola porteranno certamente ad una minore salute della pianta e, probabilmente, ad una riduzione del raccolto finale.
Considera che in estate le temperature di cui sopra sono più difficili da mantenere ed un setup che includa lampade fredde, estrazione raffreddata (il classico coolTube che consente l’estrazione dell’aria calda) o addirittura un sistema di condizionamento dell’aria, è caldamente (…è il caso di dirlo!) consigliato.
Cosa posso usare se trovo degli insetti o dei funghi?
In base al tipo di agente patogeno rinvenuto sulle piante, quindi funghi e/o insetti, è possibile trovare dei prodotti specifici nei nostri punti vendita. Ci sono sia prodotti per piante ornamentali che per piante destinate al consumo umano come le orticole e le piante aromatiche: per queste ultime è meglio utilizzare dei prodotti ammessi in agricoltura biologica, con un basso rischio per l’utilizzatore sia in fase d’applicazione del prodotto che in fase di consumo, in quanto non sono più presenti principi attivi al momento del raccolto.
Importantissimo è rispettare le indicazione di modalità d’impiego e di dosaggio poste sul retro di ogni prodotto.
Non dimenticare, infine, di consultare il nostro BLOG per consigli specifici sul trattamento e la prevenzione dei più comuni funghi e patogeni.